Politica


Lucio Avagliano

La rinuncia di Prodi

 

Induce a riflessioni, che vanno al di la del personaggio, dei suoi pregi e dei suoi difetti, questi senza dubbio minori di quelli, sulla carenza di cultura politica che appare evidente in tutta la vicenda del partito democratico e del suo significato, nel quadro della storia dell'Italia contemporanea.

Innanzitutto nella errata interpretazione, della lunga storia dei partiti politici americani e della nascita delle primarie, avvenuta a seguito della profonda ristrutturazione di questi.

Qui è il primo errore, l'aver voluto innestare la rivoluzione della primarie sui soggetti che invece occorreva combattere.

In Italia la situazione era ancora più difficile per la presenza di forze politiche estreme, come dimostrano le vicende del partito socialista e del primo partito popolare, che avrebbero sconsigliato una semplificazione affrettata e volontaristica: qui il difetto di riflessione storica fu evidente, vista la supervalutazione del trionfo delle primarie dell'ottobre 2005, come anche della risicata vittoria alle elezioni successive. La vittoria seguita di Veltroni non fu esente da questa debolezza di fondo.

Il libro di R. Brancoli (FINE CORSA) pare ricostruire bene, del resto, la debolezza del quadro politico soprattutto della sinistra estrema, lontanissima da qualsivoglia "modello americano".

Sarebbe stato attraverso un'operazione culturale, che il vero problema stava piuttosto nella diversità di impostazione della politica europea, trascurato da Prodi, più vicino, paradossalmente, in ciò all'esperienza di Monti, più che a quella di un "modello americano" che il richiamo pretestuoso al partito americano lascia supporre.