Diritto
Eugenio Benevento - Gerardo Scotti
Indice: 1. Premessa. - 2. La legge Truffa del 1953. - 3. Il proporzionale puro. - 4. Il Mattarellum: maggioritario al 75% e proporzionale al 25%. - 5. La legge n. 270/2005, il c.d. "Porcellum". - 6. Le critiche al Porcellum e la dichiarazione di incostituzionalità della Consulta. - 7. La nuova legge elettorale: l'«Italicum». - 8. Le criticità della nuova legge elettorale, tra governabilità e rappresentatività. - 9. Conclusioni.
1. PREMESSA[1]
La legge elettorale costituisce, fin dalle origini della Prima Repubblica, la base strutturale dell'intera organizzazione politica italiana.
Con la legge n. 52 del 6 maggio 2015 è stata introdotta in Italia una nuova legge elettorale, comunemente nota come Italicum, la quale prevede alcune caratteristiche che tanto hanno fatto (e ancora fanno) discutere gli "ingegneri costituzionali". La curva massima di criticità della norma viene raggiunta in particolare sul premio di maggioranza, sui capilista bloccati e sulle soglie di sbarramento. Valvole di garanzia per una maggiore governabilità o possibili killer della rappresentatività?
Si premette che discorrere di sistemi elettorali significa individuare le regole in base alle quali il popolo sovrano individua i propri rappresentanti. Significa anteporre, innanzitutto, il concetto di democrazia, caratterizzata da un insieme di regole (primarie o fondamentali) che stabiliscono chi è autorizzato a prendere le decisioni collettive e con quali procedure[2].
Il problema principale che i sistemi rappresentativi delle democrazie pluraliste hanno dovuto affrontare riguarda il come assicurare la capacità del sistema di decidere ( la c.d. governabilità) ed insieme ad essa la legittimazione democratica dello Stato che presuppone il libero e genuino consenso popolare[3]. Queste questioni sono state considerate essenziali ed attuali ogni volta che il Legislatore è intervenuto sulle regole concernenti le modalità elettive dei rappresentanti del popolo, in ultimo proprio in riferimento all'approvazione dell'Italicum. La democrazia moderna, nata come rappresentativa, avrebbe dovuto essere caratterizzata dalla rappresentanza politica, cioè da una forma di rappresentanza in cui i soggetti politici scelti dal popolo siano chiamati ad operare senza essere soggetto ad un vincolo di mandato. Ma i principi dell'uguaglianza del voto e della rappresentanza politica ex artt. 1, 3, 48, 67 della Costituzione, possono dirsi effettivamente rispettati nell'attuale configurazione normativa? Le criticità, come vedremo, non mancano.
Governabilità e rappresentatività, questi i piatti della bilancia. Bobbio, proprio sulla ingovernabilità, la qualificava come "ostacolo al rendimento del sistema democratico nel suo complesso". La democrazia ha la domanda facile e la risposta difficile, ossia la rapidità con cui vengono rivolte le domande al governo da parte dei cittadini è in contrasto la lentezza con cui le complesse procedure del sistema politico consentono alla classe politica di prendere le decisioni.
Ecco, quindi, che una buona legge elettorale, deve essere in grado di bilanciare governabilità e rappresentatività, per non sfociare in un governo incapace di operare per "sovraccarico" o, al contrario, in un governo che non renda effettivamente il popolo sovrano.
L'Italicum giunge dopo che nel dicembre del 2013 la Corte Costituzionale ha bocciato il Porcellum, ossia la legge elettorale che ha regolato le ultime elezioni politiche, a causa del premio di maggioranza e della mancanza delle preferenze. In realtà, i principi ispiratori del Porcellum sono stati spesso paragonati a quelli che nel 1953 hanno portato al varo della c.d. Legge Truffa: in ambedue le occasioni uno dei cardini della democrazia, il fatto che la rappresentanza debba essere proporzionale ai voti ottenuti, veniva in qualche modo forzato.
Ecco pertanto, che si tenterà in questa sede, di ripercorrere in breve le tappe delle varie leggi elettorali italiane, per poi meglio soffermarsi sull'Italicum e sulle perplessità che suscita.