Economia


Leyla Cirasuolo

Due diversi sistemi sociali in Europa

 

 

 

 

Due diversi sistemi sociali in Europa: quello capitalistico e quello socialista sviluppatosi dopo la rivoluzione d'Ottobre.

Il socialismo reale e il capitalismo sono stati oggetto di intense discussioni tra gli economisti dei due blocchi. L'URSS incarnava il modello di uno "stato" in grado di regolare la propria economia centralizzata adeguando i piani quinquennali secondo gli obiettivi fissati dalla politica. Nei paesi occidentali, di fronte alle grandi crisi, l'esperienza della pianificazione sovietica suscitò grande interesse in tutto lo mondo politico.

Il primo piano quinquennale per lo sviluppo economico sovietico 1928-1932 provocò un certo entusiasmo in quanto lo Stato aveva un controllo razionale delle dinamiche economiche, sfuggendo agli shock del capitalismo, ma  la realtà era ovviamente più tragica. L'accelerazione dell'industrializzazione del paese avvenne al prezzo di violente repressioni che interesseranno soprattutto gli strati impoveriti dalla nuova modernità socialista, in particolare il mondo contadino.

Tuttavia, l'interesse dell'Occidente negli anni cinquanta si riaccese attraverso riforme economiche pianificate mirando a democratizzare il sistema ultracentralizzato ereditato dallo stalinismo e ad introdurvi meccanismi di "mercato". Nei Paesi occidentali, il nuovo interventismo statale che si era imposto nell'immediato dopoguerra, risultato del consenso "Keynesiano",  aveva spinto gli economisti francesi della pianificazione a rivolgersi a Est, con la speranza di trovare soluzioni ai problemi tecnici che  stavano affrontando. La loro ambizione era di proporre, con il loro modello di Pianificazione "indicativa", un'alternativa alla gestione autoritaria stalinista.

 La rinascita dell'economia matematica sovietica, dopo la sua disgrazia stalinista, riconciliò il modo di pensare all'economia anche in occidente. Lo testimonia il Premio Nobel per l'economia 1975, assegnato congiuntamente a Leonid Kantorovich e Tjalling Koopmans per i loro contributi al campo della pianificazione. Si instaurò durante la Guerra Fredda una vasta rete di competenze economiche tra Est e Ovest. Si instaurò così un dialogo privilegiato tra l'Unione Sovietica e alcuni paesi Europei.

Molto rapidamente, questo dialogo si è tinto di delusione. La repressione della "Primavera di Praga" (agosto 1968) segnò, a est, la fine del dibattiti aperti sulle riforme economiche pianificate e sulle possibilità di "Socialismo di mercato".

Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, l'esperienza del "socialismo reale" è diventata un'ombra inquieta per delegittimare qualsiasi intervento statale nell'economia.[1]



[1]A confronto il capitalismo non ha vinto, "esso, in assenza del suo vecchio avversario, aspira a modificarsi nelle sue molte forme, a manifestare sempre più acutamente gli elementi di ingiustizia sociale rappresentati da un'enorme ricchezza di pochi e una crescente povertà di grandi masse, vale a dire proprio quegli elementi che, in conseguenza dell'esistenza del socialismo reale erano stati fortemente mitigati". Fin dal superamento della crisi del 1929, il capitalismo ha costantemente dimostrato un'incredibile capacità d'adattamento e una straordinaria forza plasmatrice che nessun modello economico-sociale precedente ha mai posseduto. Attraverso sporadiche crisi strutturali e ricorrenti crisi congiunturali, il sistema capitalistico ha aggiustato i propri squilibri interni, ridisegnando le scale gerarchiche, stabilendo nuovi rapporti sociali e acuendo le polarizzazioni geopolitiche. Questo libro analizza le fasi attraverso cui il capitalismo è regolarmente riuscito a "cambiare pelle", adeguandosi alle specifiche necessità del momento, fino ad espandersi a livello planetario nell'ambito del processo di globalizzazione liberista avviato dal perno irradiante statunitense. Viene a galla un quadro profondamente negativo, segnato da disastri e catastrofi che hanno condotto sull'orlo del precipizio non solo la "periferia", ma anche il cosiddetto "Occidente", che rappresenta il cuore pulsante di tutto il sistema.

Proprio dalle parole pronunciate da Michail Gorbaciov in occasione del 70° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre nel 1987: "dall'Ottobre ha inizio un capitolo originale della storia dell'umanità, quando la scelta tra socialismo e capitalismo è diventata di gran lunga la più importante alternativa sociale della nostra epoca".

In nessun luogo si manifestava così chiaramente una concentrazione di contraddizioni come nella Russia feudal-capitalistica, in nessun luogo come in questo paese faceva sentire il suo peso il fardello gravoso della prima guerra mondiale. Il ruolo storico di Lenin viene sminuito dal fatto che scorgiamo le radici della Rivoluzione d'Ottobre nelle condizioni storiche concrete di quel tempo.