Diritto


Alessandra Vanacore

Il Legame tra Diritto dell’Energia e Ambiente: la Transizione energetica come obiettivo di valore costituzionale

 

 

 

 

Abstract

Questo articolo esplora il profondo legame tra il Diritto dell'Energia e l'Ambiente, focalizzandosi sul ruolo cruciale della transizione energetica come obiettivo di valore costituzionale. Analizza il progresso del settore energetico verso modelli più sostenibili e le interconnessioni tra le normative energetiche e ambientali. Esamina il contesto normativo europeo relativo al settore dell'energia, con particolare attenzione alle politiche e agli obiettivi per la riduzione delle emissioni e la promozione delle energie rinnovabili. Analizza il ruolo dei Piani Nazionali, come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC), nel promuovere pratiche energetiche sostenibili. Identifica e approfondisce i principali elementi della transizione energetica, inclusi lo sviluppo delle energie rinnovabili, l'implementazione delle smart grid, l'incentivazione della mobilità sostenibile, la formazione delle comunità energetiche e l'efficienza energetica. Sottolinea l'importanza di considerare la transizione energetica come un imperativo che va oltre la sola mitigazione del cambiamento climatico, rappresentando un processo poliedrico fondamentale per affrontare le sfide attuali e per uno sviluppo sostenibile e resiliente per le generazioni future.

 

 

 

Sommario: 1. La transizione nel Settore Energetico. 2. Il rapporto tra Diritto dell'Energia e Diritto Ambientale. 3. Il Quadro legislativo europeo sull'Energia. 4. Gli Strumenti giuridici nazionali per la promozione dell'Energia sostenibile: il ruolo del PNRR e del PNIEC. 5. I pilastri della transizione energetica. 6. Conclusioni

 

 

 

1. La transizione nel Settore Energetico

 

Nel contesto attuale, il settore dell'energia risente profondamente di diversi fattori determinanti.

In primo luogo, si osserva un crescente fabbisogno energetico alimentato dalla crescita economica su scala globale, dall'urbanizzazione sempre più diffusa e dall'aumento del tenore di vita in numerose aree del mondo. Questa crescente domanda induce a una diversificazione delle fonti energetiche e alla diffusione di tecnologie più efficienti, al fine di soddisfare le nuove necessità senza compromettere la sostenibilità ambientale, in linea con un'azione concertata delle politiche governative, degli incentivi economici e degli accordi internazionali che promuovono una produzione energetica più pulita. A questo si affianca l'importante contributo delle tecnologie digitali, dell'intelligenza artificiale e dell'Internet of Things (IoT) nel contesto della produzione, distribuzione e ottimizzazione dell'energia.

Di fatto, l'evoluzione del settore energetico si caratterizza per una transizione verso fonti energetiche più pulite e sostenibili, una maggiore digitalizzazione[i] e una crescente elettrificazione dei settori chiave dell'economia. Tali mutamenti sono guidati da una combinazione di fattori tecnologici, economici, sociali e ambientali, destinati a delineare il futuro del sistema energetico globale.

La transizione energetica risulta strettamente interconnessa all'evoluzione del settore energetico.

Secondo l'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA)[ii], la transizione energetica, ovvero il processo graduale e costante che mira a spostare la produzione energetica globale verso un sistema a zero emissioni di carbonio, dovrebbe avvenire entro il 2050. Questo obiettivo è particolarmente rilevante considerando che il settore energetico globale è responsabile del 73% delle emissioni annuali di gas serra, come indicato dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite.

La transizione energetica, tuttavia, non rappresenta solo una risposta alla crisi climatica, ma anche una componente chiave di una strategia più ampia adottata dai governi, con implicazioni significative sia dal punto di vista economico che sociale.

Questo cambiamento di paradigma energetico, comporta in primo luogo, la riduzione della dipendenza energetica esterna. L'adozione di fonti energetiche rinnovabili, localizzate e decentralizzate riduce, infatti, la necessità di importare combustibili fossili da Paesi esteri, migliorando così la sicurezza energetica. Ciò significa una minore esposizione alle fluttuazioni dei prezzi dei combustibili fossili, garantendo una fornitura energetica più stabile e prevedibile per le imprese e le famiglie.

Inoltre, la transizione energetica genera crescita economica e nuovi posti di lavoro. La creazione di opportunità lavorative nel settore delle energie rinnovabili compensa i potenziali impatti negativi sulla disoccupazione nei settori tradizionali dei combustibili fossili. Stime dell'Agenzia Internazionale dell'Energia indicano che entro il 2030 potrebbero essere creati circa tredici milioni di nuovi posti di lavoro in questo settore.

Dal punto di vista sociale, la promozione dell'equità energetica è altro aspetto cruciale della transizione energetica, la quale favorisce l'accesso universale all'energia[iii]. Le energie rinnovabili offrono opportunità per fornire energia a comunità remote o svantaggiate, dove l'accesso a una rete elettrica tradizionale potrebbe essere difficile o costoso, contribuendo così all'inclusione e allo sviluppo sostenibile.

Infine, la riduzione dell'inquinamento atmosferico derivante dall'adozione di soluzioni energetiche più pulite porta a miglioramenti significativi nelle condizioni di salute pubblica e nel benessere generale della popolazione globale.

La transizione energetica, dunque, emerge come un imperativo cruciale che trascende la mera mitigazione del cambiamento climatico. Rappresenta un processo poliedrico che interessa la sfera ambientale, economica e sociale. Questo cambiamento di paradigma non solo riveste un'importanza fondamentale nell'affrontare le sfide attuali, ma anche nell'aprire prospettive per uno sviluppo sostenibile e resiliente per le generazioni future.

 

2. Il rapporto tra Diritto dell'Energia e Diritto Ambientale

 

I cambiamenti climatici rappresentano una delle sfide più urgenti e complesse del contesto attuale, con impatti devastanti sull'ambiente, sull'economia e sulla società. Per affrontare questa crisi, sia a livello globale che nazionale, sono stati stabiliti diversi obiettivi.

A livello globale, l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), mira a raggiungere un mondo più equo, prospero e sostenibile[iv]. Tra questi obiettivi, la lotta ai cambiamenti climatici è un pilastro fondamentale, con l'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali[v].

A livello europeo, il Green Deal punta a rendere l'Europa il primo continente neutro dal punto di vista climatico entro il 2050[vi]. Una tappa cruciale di questo percorso è la riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

In linea con gli obiettivi globali e le strategie europee, a livello nazionale, molti Paesi stanno adottando piani di azione per promuovere la transizione energetica e implementando politiche per un'economia a basse emissioni di carbonio.

La politica energetica riveste un ruolo centrale in queste strategie poiché il settore energetico è una delle principali fonti di emissioni di gas serra. Investire in energie rinnovabili, migliorare l'efficienza energetica e promuovere pratiche più sostenibili è fondamentale per preservare l'ambiente.

Il forte legame tra energia e ambiente emerge in modo inequivocabile anche all'interno della normativa, in particolare nell'articolo 194 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE)[vii]. Questo articolo stabilisce che l'Unione Europea si impegna a garantire il funzionamento efficiente del mercato dell'energia, la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, il risparmio energetico, l'efficienza energetica e lo sviluppo delle energie rinnovabili e alternative, nonché l'interconnessione delle reti energetiche. Tuttavia, è essenziale evidenziare che l'articolo sottolinea la necessità che le politiche energetiche interne degli Stati membri tengano necessariamente conto dell'importanza di preservare e migliorare l'ambiente[viii].

Il diritto ambientale gioca un ruolo fondamentale nella regolamentazione delle attività energetiche. Le attività energetiche hanno, infatti, un impatto significativo sull'ambiente, sull'utilizzo delle risorse naturali; inoltre le infrastrutture energetiche possono alterare gli ecosistemi naturali e causare danni alla biodiversità. Il ruolo del diritto ambientale, in questo contesto, risulta quindi fondamentale per regolare queste attività e minimizzarne l'impatto globale. Questo obiettivo è attuabile attraverso normative per la conservazione e l'uso sostenibile delle risorse naturali, disposizioni che promuovo l'adozione di energie rinnovabili, regole per la protezione degli ecosistemi quali, ad esempio, la richiesta delle valutazioni dell'impatto ambientale per l'autorizzazione a progetti energetici.

Insomma, il diritto ambientale e il diritto energetico risultano interdipendenti poiché entrambi cercano di bilanciare la necessità di soddisfare il fabbisogno energetico della società con la protezione e la conservazione dell'ambiente naturale.

La crescente consapevolezza della dicotomia tra l'acquisizione di fonti energetiche e i conseguenti danni ambientali riveste un'importanza sempre maggiore nel contesto contemporaneo. È ormai imperativo considerare il diritto energetico e il diritto ambientale in maniera congiunta, poiché le decisioni e le politiche adottate nel settore energetico hanno inevitabilmente conseguenze dirette sull'ambiente e sul mutamento climatico. È essenziale adottare un approccio integrato che tenga conto sia delle necessità energetiche sia degli impatti ambientali, al fine di garantire una gestione sostenibile delle risorse e la salvaguardia dell'ecosistema globale[ix].

Il riconoscimento dell'importanza della tutela ambientale richiama, inoltre, una fondamentale dimensione costituzionale[x]. Il principio guida del nuovo costituzionalismo ambientale[xi] globale si basa sull'idea fondamentale che la protezione dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile sono strettamente interconnessi e devono essere considerati insieme in qualsiasi contesto normativo.

L'articolo 1 della Carta dell'Ambiente sancisce che «Ognuno ha diritto a vivere in un ambiente equilibrato e rispettoso della salute». In questo contesto, il Consiglio Costituzionale ha interpretato che le disposizioni volte a "promuovere la produzione di energie rinnovabili e lo sviluppo delle capacità di stoccaggio dell'energia" siano finalizzate a perseguire un obiettivo di rilievo costituzionale. Tale approccio si fonda sull'assunto che le energie rinnovabili rappresentino una scelta più consona alla salvaguardia ambientale rispetto alle fonti energetiche convenzionali[xii].

 

3.Il Quadro legislativo europeo sull'Energia

 

L'obiettivo principale, nel campo del Diritto dell'energia, attualmente è incentrato sul promuovere la transizione verso fonti energetiche rinnovabili. A differenza del passato, dove l'attenzione era principalmente rivolta alla creazione di un mercato energetico globale e competitivo, oggi si è testimoni di un cambiamento di prospettiva[xiii]. L'evoluzione del Diritto energetico ha radici nel Trattato di Fusione del 1967, che ha istituito un Consiglio e una Commissione unica per la CECA e l'EURATOM, avviando così un processo di integrazione che si è protratto fino al 1985[xiv]. In quell'anno è stato varato l'Atto Unico Europeo[xv], entrato in vigore nel 1992, che ha posto l'accento sulla creazione di un mercato energetico globale. Successivamente, a partire dalla seconda metà degli anni '90, è iniziato un processo di liberalizzazione del settore energetico.

Nel contesto attuale, l'attenzione si è spostata da politiche incentrate sulla liberalizzazione a politiche volte a contrastare il cambiamento climatico e a promuovere lo sviluppo sostenibile.

La transizione verso fonti di energia sostenibili è, infatti, diventata una priorità fondamentale per garantire la sicurezza energetica, la protezione dell'ambiente, lo sviluppo di un'economia sostenibile a livello europeo.

Il Green Deal europeo rappresenta un impegno fondamentale per affrontare le sfide legate al cambiamento climatico e alla tutela dell'ambiente. Questa iniziativa mira ad accelerare e sostenere la transizione energetica attraverso una serie di politiche volte a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

In questo contesto, particolare rilevanza assume l'Energy Winter Package[xvi]. Tra i provvedimenti attuativi del pacchetto, fondamentale è la Direttiva 2018/2001 dell'Unione Europea. Questa sostituisce la precedente Direttiva 2009/28/CE e stabilisce obiettivi vincolanti per la quota di energia da fonti rinnovabili entro il 2030.

Secondo la direttiva, gli Stati membri devono collaborare per garantire che entro il 2030 almeno il 32% del consumo finale lordo di energia dell'Unione provenga da fonti rinnovabili, come indicato negli articoli 1 e 3, paragrafo 1. A questo scopo, ciascuno Stato membro deve stabilire i propri contributi nazionali all'interno dei loro Piani Nazionali Integrati per l'Energia e il Clima (PNIEC)[xvii], al fine di raggiungere l'obiettivo vincolante dell'UE per il 2030, come indicato nell'articolo 3, paragrafo 1.

In questo contesto, è importante considerare anche il Regolamento (UE) 2023/857 che stabilisce gli obblighi degli Stati membri relativi ai rispettivi contributi minimi per il periodo compreso tra il 2021 e il 2030 al fine di raggiungere gli obiettivi previsti in merito alla riduzione delle emissioni di gas serra.

La focalizzazione sulla transizione energetica non solo mira a migliorare l'ambiente, ma comporta anche implicazioni fondamentali per l'ambito economico. L'intervento della Commissione europea attraverso il piano REPowerEU[xviii], annunciato il 18 maggio 2022, in risposta all'invasione russa dell'Ucraina e alle interruzioni del mercato energetico conseguenti, segna un momento cruciale per «porre fine alla dipendenza dell'Unione europea dai combustibili fossili della Russia [...] e affrontare la crisi climatica». Questo piano mira a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili esteri, ma anche a rafforzare l'economia dell'Unione europea. Infatti, investire in energie rinnovabili e tecnologie pulite non solo ridurrà la dipendenza da fonti energetiche instabili, ma creerà anche nuove opportunità di lavoro, promuoverà l'innovazione e stimolerà la crescita economica. È un passo fondamentale verso la creazione di un'economia più resiliente e sostenibile per l'Unione europea, garantendo al contempo la sicurezza energetica e promuovendo lo sviluppo sostenibile a lungo termine.

 

4.Gli Strumenti giuridici nazionali per la promozione dell'Energia sostenibile: il ruolo del PNRR e del PNIEC

 

Al fine di condurre un'analisi approfondita dei pilastri fondamentali della transizione energetica in atto, è utile considerare gli strumenti giuridici nazionali volti alla promozione dell'Energia sostenibile e, quindi, nel dettaglio la Missione 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)[xix], intitolata "Rivoluzione verde e transizione ecologica" e gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC).

Alla Missione 2 del PNRR sono stati destinati 59.47 miliardi di euro, rappresentanti più del 30% dei fondi totali ripartiti tra le sei Missioni del Piano Nazionale. La distribuzione di finanziamenti con una percentuale cosi elevata per una singola Missione, evidenzia inequivocabilmente l'accento prioritario posto sulla transizione energetica. Questo investimento riflette un impegno significativo e una chiara intenzione di affrontare le sfide ambientali ed energetiche. La transizione rappresenta, infatti, un pilastro cruciale per il futuro sostenibile del nostro Paese, e l'allocazione di risorse finanziarie a questa Missione sottolinea il riconoscimento della sua importanza strategica.

La Missione 2 enfatizza l'importanza fondamentale della transizione ecologica nel Piano, particolarmente cruciale per l'Italia, per una serie di motivi significativi.

In primo luogo, l'Italia vanta un patrimonio naturale, agricolo e di biodiversità di inestimabile valore, che costituisce un elemento distintivo dell'identità, della cultura e della storia nazionale, cruciale per lo sviluppo economico del Paese. Inoltre, l'Italia è maggiormente esposta ai rischi climatici rispetto ad altri Paesi, a causa degli abusi ecologici verificatisi nel corso del tempo. Di conseguenza, la necessità di una transizione ecologica assume un'urgenza e una criticità ancora maggiori. Tuttavia, è importante sottolineare che questo impegno non solo risponde alle sfide ambientali, ma ha anche l'obiettivo di capitalizzare sulle risorse naturali del Paese e promuovere uno sviluppo economico sostenibile. L'Italia, infatti, può trarre vantaggio dalla transizione ecologica in modo più significativo e rapido rispetto ad altri Paesi. Questo è dovuto alla relativa scarsità di risorse tradizionali e alla presenza abbondante di risorse rinnovabili. Ad esempio, il Sud Italia gode di un'irradiazione solare fino al 30-40% superiore rispetto alla media europea, il che potenzialmente riduce i costi della generazione di energia da pannelli fotovoltaici.

La Missione è articolata in quattro componenti, ognuna delle quali, a sua volta, contiene una serie di investimenti e riforme[xx]:

-          M2C1. Agricoltura sostenibile ed Economia circolare (5,27 Miliardi di Euro)

-          M2C2. Transizione energetica e Mobilità sostenibile (23,78 Miliardi di Euro)

-          M2C3. Efficienza energetica e Riqualificazione degli edifici (15,36 Miliardi di Euro)

-          M2C4. Tutela del territorio e della risorsa idrica (15,06 Miliardi di Euro)

 

La Componente 1 della Missione 2 del PNRR, denominata "Agricoltura sostenibile ed economia circolare", si propone di intervenire su due filiere fondamentali: quella agricola e alimentare e quella dei rifiuti, che vengono trasformati in risorsa attraverso i principi dell'economia circolare. Per quanto riguarda il settore agricolo, si prevede di destinare risorse alla transizione "verde" e "digitale", mediante il potenziamento dell'utilizzo di fonti rinnovabili, gli investimenti nel settore dell'agro-voltaico e l'implementazione di sistemi avanzati per la gestione dei flussi di energia. Sul fronte dell'economia circolare, si mira a individuare una Strategia Nazionale dedicata[xxi], che includa l'adozione di strumenti di monitoraggio degli obiettivi prefissati. Inoltre, si propone l'attuazione di un programma di gestione dei rifiuti[xxii] che contempli il potenziamento delle infrastrutture per la raccolta differenziata, l'ammodernamento o la creazione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti, nonché l'attenuazione delle disparità tra le regioni del Nord e del Centro-Sud. Queste azioni sono mirate al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla normativa europea e nazionale riguardo alla percentuale di rifiuti differenziati, al riutilizzo degli stessi e alla riduzione della quantità destinata alle discariche. Tali obiettivi possono essere realizzati anche mediante l'attuazione di un sistema volto alla prevenzione di possibili violazioni normative. Infine, si propone una semplificazione delle procedure di autorizzazione e delle gare d'appalto, con l'obiettivo di migliorare l'efficienza, attraverso un piano di supporto tecnico rivolto agli enti locali.

La Componente 2 della Missione 2 del PNRR, denominata "Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile", si propone di avanzare verso gli obiettivi strategici di decarbonizzazione attraverso una serie di riforme e investimenti. In primo luogo, mira all'aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, mediante interventi volti a semplificare le procedure autorizzative per gli impianti rinnovabili e a migliorare il quadro normativo per la produzione di energia da fonti green, affiancati da incentivi agli investimenti nel settore. La seconda linea d'azione si concentra sul potenziamento e sulla digitalizzazione delle infrastrutture di rete, al fine di gestire l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili e di aumentarne la resilienza ai fenomeni climatici estremi. La terza priorità è l'utilizzo dell'idrogeno per la decarbonizzazione dei settori ad elevata emissione di gas serra, mediante l'introduzione di norme tecniche riguardanti l'utilizzo, la produzione e lo stoccaggio di idrogeno come vettore energetico, insieme a incentivi fiscali che favoriscano la produzione di idrogeno verde, il quale è caratterizzato da un impatto ambientale neutro. Il quarto obiettivo è lo sviluppo di soluzioni di trasporto locale più sostenibili, non solo per la riduzione delle emissioni di carbonio, ma anche per miglioramenti della qualità di vita globale.

Infine, la quinta linea d'intervento mira a promuovere lo sviluppo di catene di approvvigionamento competitive sul territorio italiano, al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni di tecnologie e di favorire la creazione di occupazione e crescita economica.

La Componente 3 della Missione 2 del PNRR, denominata "Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici", mira a incentivare l'adozione di pratiche volte a migliorare l'uso dell'energia e a rinnovare gli edifici esistenti, con tre obiettivi distinti. In primo luogo, si propone di implementare un programma volto a migliorare l'efficienza e la sicurezza del patrimonio edilizio pubblico, con particolare attenzione alle scuole e alle sedi giudiziarie. In secondo luogo, si prevede l'introduzione di un incentivo temporaneo per la riqualificazione energetica e l'adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare privato e per le abitazioni sociali, tramite detrazioni fiscali per i costi sostenuti per tali interventi. Infine, si punta allo sviluppo di sistemi di teleriscaldamento efficienti.

La Componente 4 della Missione 2 del PNRR, denominata "Tutela del territorio e della risorsa idrica", si propone di implementare le misure necessarie per rendere il Paese più resistente agli impatti dei cambiamenti climatici, preservando al contempo la natura e la biodiversità. Al fine di raggiungere tali obiettivi, si prevede l'implementazione di programmi nazionali per il controllo dell'inquinamento atmosferico e sistemi di monitoraggio e previsione dei cambiamenti climatici, facendo uso di sensori e sistemi di analisi dei dati per identificare tempestivamente i potenziali rischi, valutarne gli impatti sui sistemi e definire le risposte più appropriate. In merito, il Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), mediante Decreto 434 del 21 dicembre 2023, ha ratificato il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC). Tale atto rappresenta un passo fondamentale verso la pianificazione e l'implementazione di strategie di adattamento ai mutamenti climatici nel territorio nazionale. L'obiettivo primario è fornire un quadro guida per la progettazione e l'attuazione delle misure di adattamento più efficaci, tenendo conto delle criticità individuate, nonché per l'integrazione dei criteri adattativi nelle procedure e negli strumenti di pianificazione preesistenti[xxiii].

Particolare attenzione, all'interno della Missione 2 del PNRR è, inoltre, dedicata alla sicurezza, all'approvvigionamento e alla gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l'intero ciclo, attraverso interventi di manutenzione straordinaria sugli invasi e il completamento dei grandi schemi idrici ancora incompiuti. Questo comprende il miglioramento dello stato ecologico e chimico dell'acqua, la gestione a livello di bacino idrografico e l'allocazione efficiente delle risorse idriche tra i diversi settori di utilizzo: urbano, agricolo, idroelettrico e industriale.

Gli investimenti previsti nella Componente 4 consentiranno pertanto di mitigare e gestire in modo più efficace il rischio idrogeologico nel nostro Paese, il quale negli ultimi anni ha registrato un aumento significativo, evidenziando l'importanza di un approccio sinergico che integri la pianificazione, la prevenzione e la gestione delle emergenze. Inoltre, risulta fondamentale all'interno del Piano Nazionale la promozione della tutela dell'aria e della biodiversità attraverso il ripristino di aree marine e risorse naturali, la digitalizzazione dei parchi urbani e la conservazione delle aree verdi.

In conformità con le direttive delineate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) ha approvato, nel 2022, il Piano Nazionale per la Transizione Ecologica (PTE), il quale prevede il pieno conseguimento degli obiettivi già inclusi nel PNRR entro il 2050, mediante un aggiornamento periodico annuale[xxiv].

Per quanto riguarda il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima, invece, si tratta di una strategia preparata dai Ministeri dello Sviluppo Economico, dell'Ambiente e delle Infrastrutture e Trasporti. Il PNIEC stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030 per l'efficienza energetica, le fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di CO2, nonché per la sicurezza energetica, le interconnessioni, il mercato unico dell'energia e la competitività, lo sviluppo e la mobilità sostenibile. Vengono delineate diverse misure per garantire il raggiungimento di tali obiettivi.

In primo luogo, il PNIEC si concentra sul piano per la decarbonizzazione e l'adozione delle fonti rinnovabili, che prevede una serie di interventi ambiziosi e coordinati. Un aspetto chiave è l'abbandono graduale del carbone per la produzione di energia elettrica, sostituendolo con fonti più pulite come l'eolico e il fotovoltaico, attraverso investimenti nelle infrastrutture di trasmissione e sistemi di accumulo dell'energia.

Parallelamente, si prevede di migliorare l'efficienza energetica, con una significativa riduzione del fabbisogno di energia primaria e dei consumi finali. Questo obiettivo include la promozione dei veicoli elettrici per ridurre l'impatto ambientale e aumentare l'efficienza nell'uso dell'energia.

Sul fronte del mercato interno, si punta a rendere il sistema elettrico più flessibile, integrando i mercati elettrici nazionali con quelli europei e incoraggiando il coinvolgimento attivo dei consumatori, specialmente attraverso le comunità dell'energia rinnovabile. Questo favorirà una distribuzione più equa dell'energia e una maggiore partecipazione dei cittadini nella transizione energetica.

Infine, per promuovere la ricerca, l'innovazione e la competitività, si prevede di potenziare gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie cruciali per la transizione energetica. Coordinando politiche e misure, si intende garantire che l'innovazione sia allineata con le esigenze future e che il settore sia competitivo a livello internazionale.

 

5. I pilastri della transizione energetica

Dall'analisi dettagliata delle singole componenti della Seconda Missione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e degli obiettivi contenuti nel Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima, emerge chiaramente la focalizzazione degli strumenti giuridici nazionali su determinati aspetti cruciali relativi alla transizione energetica in corso. Tale valutazione fornisce indicazioni preziose per l'individuazione dei pilastri su cui si fonda la transizione energetica e, in particolare:

-          Sviluppo delle Fonti Energetiche Rinnovabili

-          Implementazione delle Smart Grid

-          Incentivazione della Mobilità Sostenibile

-          Formazione delle Comunità Energetiche 

-          Ottimizzazione dell'Efficienza Energetica

 

Il primo pilastro, riguardante lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, sottolinea l'importanza di promuovere fonti di energia pulita, come quella idroelettrica, geotermica, solare ed eolica. La transizione verso l'energia rinnovabile non solo contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra, ma offre anche vantaggi economici a lungo termine, attraverso la diminuzione dei costi e una maggiore disponibilità delle risorse energetiche, essendo queste presenti in tutti i paesi del mondo. Ciò permette di ridurre la dipendenza dalle fonti fossili estere.

All'interno del Piano Nazionale, sono previste specifiche iniziative volte a favorire lo sviluppo di questo pilastro della transizione energetica. Tra queste iniziative, vi è la promozione del sistema agro-voltaico, che prevede l'implementazione di sistemi ibridi che combinano agricoltura e produzione di energia, senza compromettere l'utilizzo dei terreni agricoli. Inoltre, si prevede la promozione di impianti innovativi che integrino tecnologie ad alto potenziale di sviluppo con tecnologie più sperimentali[xxv].

All'interno di questo pilastro, inoltre, si pone particolare attenzione all'idrogeno come vettore energetico versatile e sostenibile, che può essere prodotto mediante l'utilizzo di energia rinnovabile e impiegato per l'immagazzinamento dell'energia, la quale può essere successivamente rilasciata al bisogno. Questa strategia risulta particolarmente utile per la decarbonizzazione dell'industria ad alto consumo energetico, per la promozione della mobilità sostenibile e per l'avanzamento del settore ferroviario. L'idrogeno costituisce uno dei principali punti focali all'interno della Missione 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la quale prevede cinque interventi mirati allo sviluppo di questo vettore energetico.

Il primo intervento si propone di avviare la produzione di idrogeno, sfruttando le infrastrutture esistenti ma attualmente inutilizzate, nelle cosiddette "hydrogen valleys", ossia aree industriali dismesse. Il secondo intervento mira all'adozione dell'idrogeno nei settori ad alta intensità energetica e privi di soluzioni di elettrificazione adeguate, noti come "hard to abate". Fondamentale, all'interno del PNRR, è anche l'avvio di progetti sperimentali per l'utilizzo dell'idrogeno nel trasporto su strada, mediante la creazione di stazioni di rifornimento dedicate ad auto e camion, e per la riconversione verso l'idrogeno nel trasporto ferroviario delle linee non elettrificate.

L'ultima linea di intervento, più generale, prevede significativi investimenti in ricerca e sviluppo sull'idrogeno, al fine di migliorare la sua produzione, il trasporto e lo sviluppo delle celle a combustibile, nonché per potenziare le infrastrutture a supporto del suo impiego.

Il secondo pilastro del processo di transizione energetica riguarda l'implementazione delle smart grid, che rappresentano una trasformazione evolutiva del sistema elettrico tradizionale in risposta alla transizione. Queste reti, basate sull'interscambio di informazioni, consentono una gestione e un monitoraggio efficiente, razionale e sicuro della distribuzione di energia elettrica. Fondamentale è la natura bidirezionale della gestione dell'energia nelle smart grid. Le reti intelligenti, infatti, si avvalgono di misuratori e dispositivi intelligenti che facilitano uno scambio costante di dati tra tutti i nodi, garantendo un'erogazione continua di energia elettrica e minimizzando gli sprechi. La Missione 2 del Piano Nazionale prevede investimenti mirati per potenziare la capacità delle smart grid nell'integrare fonti rinnovabili e nell'aumentare la resilienza del sistema elettrico di fronte ai fenomeni derivanti dal cambiamento climatico.

Il terzo pilastro della transizione energetica si concentra sull'incentivazione della mobilità sostenibile, un tema di grande rilevanza a livello europeo. Nel 2020, la Commissione Europea ha presentato la Sustainable and Smart Mobility Strategy, un piano mirato a ridurre del 90% le emissioni nel settore dei trasporti entro il 2050. Entro il 2030, sono previsti almeno 30 milioni di veicoli a zero emissioni, 100 città climaticamente neutrali e il raddoppio del traffico ferroviario ad alta velocità.

In Italia, il trasporto su strada contribuisce al 23% delle emissioni di gas serra, di cui quasi il 70% è attribuibile alle automobili. Di conseguenza, sono stati avviati diversi progetti per sostenere questo pilastro, in linea con gli obiettivi stabiliti a livello europeo. In primo luogo, le strategie nazionali pianificano il potenziamento della mobilità ciclistica, attraverso la realizzazione e la manutenzione di reti ciclabili su scala urbana, metropolitana, regionale e nazionale. Inoltre, si prevede una spinta all'elettrificazione mediante lo sviluppo di infrastrutture di ricarica elettrica. In particolare, sono previsti interventi per lo sviluppo di 7.500 punti di ricarica rapida lungo le autostrade e 13.755 nei centri urbani, oltre a 100 stazioni di ricarica sperimentali dotate di tecnologie per lo stoccaggio dell'energia. Questo pilastro si collega anche al concetto di smart city, in quanto all'interno della Missione 2 si delinea anche l'obiettivo di sviluppo di un trasporto pubblico più efficiente e il rinnovo di autobus e treni con mezzi a basso impatto ambientale.

Il quarto pilastro del processo di transizione energetica si focalizza sulla promozione delle comunità energetiche, in seguito all'emanazione del Decreto Milleproroghe 162/2019, che ha introdotto nel nostro Paese le "Comunità Energetiche Rinnovabili" come previsto dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE). Una comunità energetica è costituita da un'associazione tra cittadini, attività commerciali, amministrazioni pubbliche locali e piccole/medie imprese, che concordano di collaborare con l'obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale. Tali comunità coinvolgono le organizzazioni attraverso due modalità principali[xxvi]: la modalità "prosumer", caratterizzata dall'organizzazione che desidera fornire l'area per l'installazione di impianti di generazione di energia da fonti rinnovabili; e la modalità "consumer", che coinvolge coloro che non possono realizzare impianti ma sono disposti a mettere a disposizione i propri consumi energetici, ottenendo in cambio benefici economici per la partecipazione. Questo modello crea un ecosistema virtuoso che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica e di riduzione della spesa energetica. Inoltre, le comunità energetiche, oltre a promuovere l'uso delle energie rinnovabili, favoriscono l'ottimizzazione della rete di distribuzione italiana. Questo perché la prossimità tra produzione e consumo riduce l'utilizzo della rete di trasmissione.

L'ultimo pilastro strategico riguarda il potenziamento dell'efficienza energetica[xxvii], in linea con gli obiettivi delineati dal Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima 2030 e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima 2030 si propone di ridurre il fabbisogno di energia primaria in Italia del 43% entro il 2030, basato sulle proiezioni elaborate dalla Comunità Europea nel 2007 con lo scenario Primes. Questo implica una riduzione di 9,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all'anno tra il 2021 e il 2030. Inoltre, si mira a un significativo aumento dell'elettrificazione nel settore dei trasporti, con l'obiettivo di raggiungere 1,6 milioni di auto elettriche pure e 4,5 milioni di auto ibride entro il 2030, su un parco auto totale stimato di 37 milioni di veicoli, leggermente inferiore a quello attuale.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, invece, prevede interventi specifici per migliorare l'efficienza energetica negli edifici pubblici, in particolare negli istituti scolastici e negli edifici giuridici, attraverso interventi di ristrutturazione significativi. Inoltre, mira a migliorare l'efficienza energetica e sismica nell'edilizia residenziale privata e pubblica, incentivando l'adozione del Superbonus 110%.

L'importanza dell'efficienza energetica è stata riconosciuta anche a livello internazionale dall'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA), che ha pubblicato un rapporto evidenziando un aumento degli investimenti nell'efficienza energetica, nell'elettrificazione e nelle energie rinnovabili del 16% nel 2022. Tuttavia, nel 2023 ha evidenziato un rallentamento della crescita, attestandosi al 4%. Secondo l'IEA, per raggiungere l'obiettivo di azzerare le emissioni di CO2 entro la metà del secolo, gli investimenti mondiali nell'energia pulita devono triplicare entro il 2030.

 

6. Conclusioni

 

L'interconnessione tra il Diritto dell'energia e l'ambiente è sempre più evidente, con la transizione energetica che assume un ruolo cruciale nel garantire un approvvigionamento energetico adeguato e promuovere uno sviluppo sostenibile e resiliente per le generazioni presenti e future.

Il progresso verso modelli energetici più sostenibili è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici e di tutela della salute pubblica. Le politiche e le normative mirate a ridurre le emissioni e promuovere le energie rinnovabili sono essenziali in questo contesto.

Il quadro normativo europeo, insieme agli strumenti giuridici nazionali come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC), fornisce una base per incentivare pratiche energetiche sostenibili e promuovere una transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio.

I principali pilastri della transizione energetica, tra cui lo sviluppo delle energie rinnovabili, l'implementazione di infrastrutture intelligenti, l'incentivazione della mobilità sostenibile, la formazione delle comunità energetiche e il miglioramento dell'efficienza energetica, devono essere integrati nelle politiche e nei piani d'azione per garantire una transizione equa e inclusiva.

In conclusione, la transizione energetica non è solo una necessità ambientale, ma rappresenta un imperativo di valore costituzionale, di tutela della salute della popolazione e di rilevanza economica. Il suo successo richiede un impegno coordinato a livello internazionale, nazionale e locale, al fine di affrontare le sfide attuali e costruire un futuro sostenibile.

 

 

 

 

 



[i] P. D'Ermo, A. Rosso, La transizione energetica tre de-carbonizzazione, decentralizzazione e digitalizzazione in Introduzione allo studio del diritto dell'energia di De Maio G. 2019, p.67.

[ii] Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili: https://www.irena.org/News/pressreleases/2023/Jun/Annual-Renewable-Power-Must-Triple-by-2030-IT

[iii] L. M. Pepe, Il Diritto dell'Energia fondato su principi. La transizione ecologica come giustizia energetica. AmbienteDiritto. 2021, p.12.

[iv] V. Pepe, Teorie e Modelli giuridici di sviluppo sostenibile. Saggi di diritto ambientale italiano e comparato. Edizioni Palazzo Vargas, 2019, p.30.

[v] L. Colella, L'emergenza climatica e il "Diritto ambientale del cambiamento". Saggi di diritto ambientale italiano e comparato. Edizioni Palazzo Vargas, 2019, p.136.

[vi] C. Petteruti, Diritto dell'ambiente e dell'energia. Profili di comparazione. Edizioni Scientifiche Italiane. 2020, p. 148.

[vii] V. Pepe, Fare ambiente. Teorie e modelli giuridici di sviluppo sostenibile. 2008.

[viii]C. Petteruti, Il ruolo del Terzo Settore nella tutela dell'ambiente e nella transizione energetica. Esperienze europee a confronto. Società e Diritti, 2023, p.13.

[ix] L. M. Pepe, Il diritto dell'energia come scienza autonoma. Sintesi.

[x] D. Amirante, Diritto Ambientale italiano e comparato. Principi. 2003, p. 142.

[xi] D. Amirante, Costituzionalismo ambientale. Atlante giuridico per l'Antropocene. Il Mulino, 2022.

[xii] L. Colella, Energia nucleare e transizione climatica in Francia. Brevi riflessioni in chiave europea e comparata. Queste istituzioni, 2023, p.32.

[xiii] L. M. Pepe, Transizione energetica e cambiamento climatico. Il nuovo panorama legislativo europeo. Saggi di diritto ambientale italiano e comparato. Edizioni Palazzo Vargas, 2019, p.184.

[xiv] J. Dutton, EU Energy Policy and the Third Package Working Paper. UK Energy Research Centre, 2015.

[xv] V. Di Stefano, E. Breda, V. Olini, L'evoluzione della disciplina energetica europea dal primo pacchetto al REPowerUE. Amministrazione in Cammino, 2022.

[xvi] A. Travi, in E. Bruti Liberati, M. De Focatiis, A. Travi, La Transizione energetica e il Winter Package. Politiche pubbliche e regolazione dei mercati, Atti del convegno AIDEN, Milano, 2018, p. 239.

[xvii] P. Dell'Anno, Diritto dell'ambiente. Cedam Wolters Kluwer, 2022, p.299.

[xviii] Comunicato stampa, REPowerEU: un piano per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verde, su Commissione europea, Bruxelles, 18 maggio 2022.

[xix] Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica: https://www.mase.gov.it/pagina/missione-2-m2-rivoluzione-verde-e-transizione-ecologica

[xx] U. Ronga, La sostenibilità ambientale nella transizione ecologica e digitale del PNRR. Un primo bilancio. Nomos, 2023, p.7.

[xxi] V. Pepe, Esperienze giuridiche di transizione ecologica e strategie per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Contabilità - pubblica, 2021, p.18.

[xxii] V. Pepe, Strategie giuridiche di economia circolare per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Saggi di diritto ambientale italiano e comparato. Edizioni Palazzo Vargas, 2019, p.112.

[xxiii] Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica: https://www.mase.gov.it/notizie/clima-approvato-il-piano-nazionale-di-adattamento-ai-cambiamenti-climatici

[xxiv] Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica: https://www.mase.gov.it/pagina/piano-la-transizione-ecologica

[xxv] P. Dell'Anno, Fonti rinnovabili di energia e Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 2021. In AA.VV. Ed. Scientifiche 2022, p. 1.

[xxvi] V. Pepe, Le comunità energetiche come nuovi modelli giuridici di sviluppo sostenibile. AmbienteDiritto, 2022, p.12.

[xxvii] S. Quadri, La nuova multi-level governance dell'efficienza energetica, in L. Ammanati (a cura di), La transizione energetica. 2018, p. 29.