Attualitą
Roberto Galisi
Albert Hirschman è stato un economista e sociologo tedesco-americano, nato nel 1915 e deceduto nel 2012. È noto per i suoi contributi sulla teoria dello sviluppo economico e sociale, nonché per i suoi studi sull'economia politica. Nasce a Berlino il 7 aprile 1915, da genitori ricchi di origine ebrea. Il padre, Carl Hirschmann originario della Prussia Occidentale, era chirurgo e riuscì ad affermarsi nella sua professione e ad integrarsi nella buona società berlinese. Al contrario sua madre, Hedwig Marcuse, discendeva da una influente famiglia di banchieri e avvocati della città. Gli Hirschmann fecero battezzare i loro tre figli: oltre a Otto Albert, la sorella maggiore, Ursula (Ursel), nata nel 1913 e morta nel 1991, ed Eva, nata nel 1920[1].
Negli anni dell'adolescenza cominciò quel profondo legame spirituale con Ursula, che proseguì per tutta la vita. Colpiti dagli eventi esterni che offriva loro il triste spettacolo della disoccupazione di massa e dei violenti contrasti sociali effetto della depressione, entrambi si avviarono precocemente alla militanza politica, iscrivendosi nel '32 nell'organizzazione giovanile del partito socialdemocratico tedesco. Sospinto dalle stesse ragioni Albert, dopo aver portato a termine gli studi medi superiori presso il Franzoesische Gymnasium (il Liceo Francese), decise di seguire dei corsi di economia all'Università di Berlino. Negli ultimi mesi del '32 gli atti di violenza nazista contro i membri dei partiti di sinistra si moltiplicarono, e i due giovani furono dolorosamente colpiti dalla tattica attendista dei vertici del Psd, che per non sacrificare in una lotta aperta l'apparato di partito, dissuadevano la base dal rispondere a queste aggressioni. Anche dopo l'ascesa di Hitler al potere, le sinistre decisero di non reagire alle misure di repressione varate. Gli Hirschmann parteciparono allora alle azioni di lotta all'interno di alcuni gruppi clandestini. Tra questi, uno formatosi nell'ambiente universitario nella primavera del '33, fra ex socialisti ed ex comunisti. In questa occasione, collaborò all'attività antinazista Eugenio Colorni[2], che Ursula aveva conosciuto l'anno precedente. Colorni fornì utili insegnamenti (data la sua esperienza di antifascista) e mise addirittura a disposizione la sua stanza d'albergo e un ciclostile per la stampa di un giornalino illegale. Alla fine del marzo '33 muore Carl Hirshmann in seguito ad un'operazione. Albert si trasferisce a Parigi il mese successivo, e comincia così la sua vita di profugo. Sua sorella lo raggiunge in Francia in estate, aiutata dallo stesso Colorni a passare la frontiera con un amico, mentre a casa degli Hirschmann si fa viva la polizia. Studente diligente e brillante, si interessa alle vicende dell'economia francese e in particolare alle avventure del franco, che può interpretare grazie alla specifica preparazione finanziaria ricevuta. Nel '35 vince una borsa di studio presso la London School of Economics. Nell'unico anno trascorso presso la prestigiosa istituzione fa rapidi progressi nella teoria economica, assorbendo moltissimo dai professori e avendo l'occasione di discutere con amici di argomenti economici. I molteplici impulsi che gli trasmette questo ambiente confluiscono in alcune ricerche da lui stesso ideate. Una di esse, dedicata alla politica monetaria francese negli anni '20 e '30 diverrà la sua futura tesi di laurea italiana. Dopo l'esperienza londinese torna in Francia e avvia i primi contatti con la Société d'informations économiques e l'Institut scientifique de recherches économiques et sociales, diretto da Charles Rist e Robert Marjolin, con cui collaborerà in seguito come giornalista economico. Dalla Francia parte poi per Barcellona dove si arruola come volontario nell'esercito repubblicano spagnolo. Dal 1937-1938 Hirschman è in Italia, a Trieste, dove si era stabilita Ursula, la quale un anno prima aveva sposato Eugenio Colorni. A Trieste, grazie ai titoli acquisiti all'estero, lavora come assistente presso l'Istituto di Scienze Statistiche della Facoltà di Economia e Commercio diretto dal prof. Luzzatto Fegiz, svolgendo alcune ricerche in campo demografico. Allo stesso tempo si era iscritto presso la stessa Facoltà e - salvo lo scoglio degli esami di diritto - gli è facile portare a termine gli studi e conseguire la laurea. Nella città giuliana, per ciò che riguarda le materie economiche, il dibattito negli ambienti accademici non è fervido come in Inghilterra. "Quando venni in Italia" ha dichiarato Hirschman "avrei voluto discutere di Keynes e di altri, ma ero l'unico a possedere una copia della General Theory. Così finii per discutere da solo"[3]. Tuttavia questo primo periodo di soggiorno in Italia - che si protrae dal gennaio del '37 fino all'estate del '38 - non manca di riservargli una serie di sorprese e di scoperte. Riandando con la memoria a quei tempi in una recente occasione, Hirschman ha sottolineato l'importanza per il suo "successivo sviluppo" di due esperienze che ebbe modo di vivere nel nostro paese[4]. La prima riguardò l'avvio della sua carriera professionale. A Trieste egli era giunto con l'incarico da parte di una rivista francese, "Le bulletin quotidien", di inviare, a titolo di prova, dei rapporti sulla situazione economica italiana. Il lavoro di ricerca che implicava tale compito ne fece un esperto dell'economia italiana, di cui imparò a valutare le performance attraverso i pochi dati che il regime lasciava passare o che comunque apparivano su giornali e pubblicazioni specializzate. "Mi piaceva questo lavoro da detective", egli ha poi confessato, "specialmente quando scoprivo cose che le autorità fasciste volevano nascondere". Ma la scoperta più piacevole fu quella di aver acquistato in tal modo un mestiere, e di poter "svolgere con ragionevole competenza il lavoro di economista senza aver dovuto prima giudicare dell'assoluta fondatezza della General Theory". Dunque - punto di non secondaria importanza - la carriera di Hirschman inizia (e prosegue per lungo tempo) nella sfera dell'economia applicata, e la dignità scientifica del lavoro empirico costituisce una sua ferma convinzione fin da quando intraprende la professione. Il primo articolo scientifico di Hirschman, apparso sul Giornale degli Economisti nel gennaio del 1938, è uno studio demografico intitolato Note su due recenti tavole di nuzialità della popolazione italiana. Nel giugno dello stesso anno a Parigi viene pubblicato il suo primo lavoro "italiano", Les finances et l'économie italiennes. In Francia, ricorda Hirschman, egli poteva così aprire bottega come esperto economico di cose italiane. La seconda, "più fondamentale", esperienza che riferisce lui stesso, fu di tipo culturale e si lega ai molteplici insegnamenti che trasse dal suo rapporto con Colorni e che rappresentavano una sorta di chiave per entrare nel mondo del filosofo italiano. Hirschman ricorda che fu colpito a Trieste dall'atteggiamento anti-ideologico e dallo spirito di "curiosità sperimentale" che Colorni (e i suoi amici antifascisti) mostrava nell'affrontare ogni genere di questione politica, psicologica o filosofica che fosse. Hirschman, del resto, non mancò di dare il suo contributo all'antifascismo. Sorvegliato da lungo tempo insieme a Colorni, sfuggì per puro caso all'ondata di arresti del settembre del '38 (che portarono suo cognato in prigione), trovandosi in montagna per le vacanze. Ricercato dalla polizia, riuscì a passare fortunosamente in Francia. A Parigi Hirschman lavora quindi come giornalista economico freelance e ricercatore economico traendo profitto dalle sue conoscenze sull'economia italiana. Nel settembre del '39, allo scoppio della guerra, Hirschman si arruola come volontario nell'esercito francese.
Nel dicembre del '40 la polizia è sulle sue tracce, ma Hirschman riesce a sfuggire alla cattura e ripara a Lisbona, dove si imbarca per gli Stati Uniti. È grazie al suo amico e collega, John Condliffe, che Hirschman riesce ad ottenere il visto di entrata negli Stati Uniti. Questi riesce a fargli assegnare una borsa di studio (la Rockfeller fellowship) e agli inizi del '41 è accolto come ricercatore all'Università di Berkeley, dove Condliffe insegna economia internazionale. Il trasferimento negli Usa rappresenta un'importante svolta professionale. Infatti, nel primo anno di permanenza a Berkeley[5], conosce e sposa Sarah Shapiro, francesista, nata in Lituania ed educata a Parigi da ricchi genitori russi e trasferitasi nel '39 in America. Dal matrimonio nascono due figlie, Katia e Lisa. L'impatto con la realtà americana, se da un lato non si rivela facile, ha dall'altro conseguenze durature sul suo pensiero: molte concezioni devono essere rivedute e aggiornate, "sia per lo sviluppo tumultuoso degli avvenimenti, sia perché, visto dagli Stati Uniti, il mondo si presenta sotto un angolo di visuale differente"[6]. Ma a Berkeley Hirschman giunge con "diverse idee" a proposito del commercio internazionale, il potere e altre ancora che ha cominciato a sviluppare in Europa. La scelta si pone allora tra seguire un corso regolare di perfezionamento per conseguire il Ph.D. americano, oppure lavorare su queste idee. Hirschman segue alcuni seminari in economia per scoprire "come andavano le cose" ma li abbandona molto presto, preferendo dedicarsi a un proprio progetto di ricerca.
Si occupa così della preparazione di quello che sarà il suo primo libro National Power and the Structure of Foreign Trade (pubblicato nel '45), "anche perché", ha spiegato, "con la guerra in corso [...] mi resi conto che probabilmente la mia vita sarebbe stata ancora interrotta". Difatti, il manoscritto era stato appena ultimato che, al principio del '43, egli è arruolato nell'esercito americano, acquistando la cittadinanza degli Stati Uniti. Hirschman combatte per un anno e mezzo in nord Africa ed è poi inviato in Italia dove rimane fino alla fine della guerra. In tale occasione può riprendere i contatti con la sorella e gli altri familiari. Inizia in questo periodo anche le sue visite di studio presso la Banca d'Italia, dove ritornerà più volte, a partire dal '46, in veste di Research Economist del Federal Reserve Board, cioè il consiglio direttivo della banca centrale americana.
Hirschman "è stato un economista eterodosso, attento alle altre discipline sociali e fortemente aperto alla interdisciplinarietà...uno studioso che si basa sulla realtà concreta"[7]
Nell'intervista svoltasi il 10 febbraio 1988 all'Institute for Advanced Study di Princeton ad una delle domande risponde cosi "la ragione per cui ho iniziato a interessarmi all'economia fu l'esperienza della disoccupazione di massa e dello sconvolgimento politico durante gli anni trenta"[8]
Sebbene Hirschman non sia direttamente collegato al Piano Marshall, i suoi studi sull'economia dello sviluppo e sull'azione collettiva hanno contribuito a comprendere i fattori che possono influenzare il successo di iniziative come il Piano Marshall[9]. Le sue teorie sulla "uscita" e sulla "voce" possono essere applicate per analizzare come le persone e le nazioni rispondono alle crisi economiche e ai programmi di aiuto esterno[10].
Il contributo di Hirschman è stato quello di "indicare agli economisti che i concetti della politologia o della sociologia, possono essere utilmente utilizzati anche in economia, e non solo il contrario"[11]
Hirschman ha dato importanti contributi alla teoria dello sviluppo economico con il suo libro "The Strategy of Economic Development" (tradotto in italiano La strategia dello sviluppo economico, 1968), pubblicato nel 1958. In questo libro, Hirschman esplora le strategie che i paesi in via di sviluppo possono adottare per promuovere la crescita economica e affrontare i problemi dello sviluppo; recandosi in Colombia come consulente economico per affrontare la questione dello sviluppo economico si rese subito conto "che non si trattava solo di adottare alcune riforme, ma che il problema era quello di attuarle e di realizzarle nell'ambito di un sistema politico che era passato rapidamente da un modello semo-democratico ad uno dittatoriale. Ecco un'altra volta il problema della fattibilità politica al centro della riflessione"[12].
Hirschman critica l'approccio tradizionale basato su modelli di pianificazione centralizzata e propone una prospettiva più flessibile e adattiva. Egli sostiene che il processo di sviluppo economico è caratterizzato da incertezza e cambiamento, quindi le strategie devono essere in grado di adattarsi a nuove sfide e opportunità, "non è un caso che il libro del 1958 si intitoli Strategia dello sviluppo economico: si allude a una sequenza di decisioni, non ad un equilibrio statico. La società non è considerata come un meccanismo, né come un organismo, ma come un processo"[13]
La teoria di Hirschman sulla strategia dello sviluppo economico ha influenzato notevolmente il campo degli studi dello sviluppo e ha contribuito a fornire una prospettiva più dinamica e adattabile all'analisi dei processi di sviluppo economico.
Con il libro The Strategy of Economic Development ha cercato di sviluppare un punto di vista "diverso da quello dell'ortodossia o da quello del gruppo dominante, ha sviluppato "una sorta di dialogo-discussione con quel punto di vista. Oggi tutti parlano di privatizzazioni, allora tutti parlavano di pianificazione, dell'importanza della crescita programmata, della pianificazione della crescita programmata e cosi via"[14]
Mentre in Exit, Voice, and Loyalty (trad. in italiano Lealtà, defezione e protesta) mostra che per "quando ci si riferisce all'efficienza delle istituzioni, si devono tenere presenti sia considerazioni economiche sia la possibilità di esercitare il potere politico o "voice". Entrambi questi aspetti possono dare un contributo al funzionamento delle istituzioni e alle loro prestazioni"[15]
Hirschman identifica tre possibili reazioni alle situazioni di insoddisfazione o declino: uscita (exit), voce (voice) e lealtà (loyalty). L'uscita si verifica quando le persone abbandonano l'organizzazione o la situazione insoddisfacente. La voce si riferisce alla partecipazione attiva delle persone nel tentativo di influenzare o migliorare la situazione attraverso feedback, proteste, suggerimenti o altre forme di espressione. Infine, la lealtà si manifesta quando le persone scelgono di rimanere e mantenere un attaccamento emotivo o un impegno nei confronti dell'organizzazione nonostante le insoddisfazioni.
L'obiettivo principale del libro è innanzitutto quello di riempire un vuoto lasciato aperto dalla teoria economica classica, ovvero spiegare il motivo della crescente crisi di imprese e organizzazioni. Hirschman infatti, benché fosse un economista, non si è limitato a prendere in considerazione la sola organizzazione dei mercati ma ha guardato ad una molteplicità di aspetti, da quello politico a quello socio-culturale.
Per questo appare già evidente che l'opzione uscita sia collegata più al settore economico, mentre l'opzione voce appartenga più propriamente alla sfera politica[16].
Sostenendo la tesi della lealtà e la sua connessione con voce e uscita afferma che più alto è il livello di fedeltà, maggiore sarà la probabilità di protesta e che le possibilità di uscita sono ridotte al crescere della lealtà.
Hirschman aggiunge poi la teoria della «valvola di sicurezza» - avanzata originariamente per spiegare la mancanza di combattività della classe operaia americana nel XIX secolo rispetto a quella europea - secondo la quale attualmente la valvola di sicurezza, ovvero lo sbocco della voce in eccesso, in realtà oggi si stia principalmente manifestando soltanto con la migrazione delle popolazioni dei paesi del Mediterraneo verso l'Europa occidentale.
Hirschman sostiene che quando le persone si trovano in situazioni negative, hanno tre opzioni principali:
Uscita (Exit): è un concetto chiave nel libro in quanto questo si riferisce all'abbandono di un prodotto, un'organizzazione o una situazione insoddisfacente. Quando le persone non sono soddisfatte di qualcosa, possono scegliere di uscire da quella situazione e cercare alternative[17].
Nella sua analisi, Hirschman identifica l'uscita come una delle tre principali opzioni disponibili alle persone quando si trovano di fronte a situazioni insoddisfacenti. L'uscita si riferisce alla scelta di abbandonare una situazione o un'organizzazione che non soddisfa le aspettative o i bisogni dell'individuo. Può riguardare l'abbandono di un prodotto, di un servizio, di un'organizzazione, di un lavoro o di un'intera comunità. L'idea chiave è che le persone reagiscono all'insoddisfazione cercando alternative e allontanandosi dalla situazione problematica. L'uscita può essere motivata da diversi fattori, come la ricerca di alternative più convenienti, l'insoddisfazione con la qualità o le prestazioni del prodotto/servizio, o il desiderio di evitare situazioni negative o dannose. L'uscita può anche essere influenzata dalla disponibilità di alternative valide e dalla facilità con cui è possibile effettuare una transizione verso di esse. Nel contesto dell'analisi di Hirschman, l'uscita rappresenta una delle possibili risposte delle persone all'insoddisfazione e svolge un ruolo importante nel determinare il destino di organizzazioni, mercati e società nel loro complesso.
Voce (Voice): la voce si riferisce alla possibilità delle persone di esprimere le loro preoccupazioni, lamentele o suggerimenti per apportare cambiamenti. Quando le persone si trovano di fronte a un problema o a un'ingiustizia, possono utilizzare la voce per protestare, presentare reclami o cercare di influenzare il cambiamento. La voce rappresenta una delle tre opzioni che le persone hanno a disposizione quando si trovano di fronte a situazioni insoddisfacenti, esprimere le loro preoccupazioni, le lamentele o i suggerimenti per apportare cambiamenti all'interno di una situazione o di un'organizzazione. Invece di abbandonare semplicemente la situazione (come nell'uscita), le persone possono scegliere di utilizzare la loro voce per protestare, far sentire la propria opinione o cercare di influenzare il cambiamento. Attraverso la voce, le persone possono esprimere critiche costruttive, fornire feedback, partecipare a dibattiti, proporre soluzioni alternative o sostenere il miglioramento di un prodotto, di un servizio o di una situazione. La voce può assumere diverse forme, come il dialogo con i responsabili decisionali, la partecipazione a riunioni pubbliche, la scrittura di lettere o l'utilizzo dei social media per condividere opinioni e preoccupazioni. Secondo Hirschman, la voce è una risposta importante all'insoddisfazione perché può contribuire al cambiamento e all'innovazione. È un mezzo attraverso il quale le persone possono influenzare le decisioni, i processi e le politiche delle organizzazioni o delle istituzioni con cui sono coinvolte. Tuttavia, l'efficacia della voce dipende dalla disponibilità di canali adeguati per l'espressione e dalla volontà di ascolto e risposta da parte delle autorità o delle organizzazioni interessate.
Fedeltà (Loyalty): la fedeltà è un altro concetto fondamentale nella tesi di Hirschman e si riferisce al continuo supporto o impegno verso una persona, un'organizzazione o una situazione nonostante l'insoddisfazione. Le persone possono scegliere di rimanere fedeli a un prodotto, un'organizzazione o un'ideologia, nonostante i problemi o le difficoltà, in virtù di legami emotivi, obblighi sociali o mancanza di alternative valide. La fedeltà rappresenta una delle tre possibili risposte delle persone quando si trovano di fronte a situazioni insoddisfacenti. La fedeltà si riferisce alla scelta di rimanere impegnati o sostenere una situazione o un'organizzazione nonostante l'insoddisfazione o i problemi che possono sorgere.
Mentre l'uscita implica l'abbandono e la voce riguarda l'espressione delle lamentele o delle preoccupazioni, la fedeltà indica un legame emotivo, un senso di appartenenza o un obbligo sociale che spinge le persone a rimanere. La fedeltà può essere influenzata da diversi fattori, come l'affetto per una persona o un'organizzazione, l'adesione a un'ideologia o a una comunità, l'identità sociale o il senso di responsabilità. Può essere alimentata da relazioni personali, vincoli familiari o lealtà verso un marchio o un'azienda. La fedeltà può anche derivare da una mancanza di alternative o da un'aspettativa che la situazione migliorerà nel tempo.
Hirschman esplora il ruolo della fedeltà nell'ambito delle dinamiche organizzative e sociali. Sottolinea che la fedeltà può svolgere un ruolo positivo nel promuovere la stabilità e la coesione delle organizzazioni e delle comunità. Tuttavia, la fedeltà eccessiva o non criticamente valutata può anche ostacolare il cambiamento necessario e impedire il miglioramento delle condizioni insoddisfacenti. In definitiva, la fedeltà rappresenta una delle possibili reazioni delle persone alle situazioni insoddisfacenti, ma la sua valutazione e il suo impatto dipendono dal contesto specifico e dalle dinamiche in gioco.
Attraverso l'analisi di questi tre concetti, Hirschman esplora come le persone rispondono alle situazioni di insoddisfazione e come queste risposte influenzano il cambiamento sociale, politico ed economico.
L'uscita come azione politica
L'uscita come azione politica si riferisce alla decisione di un individuo o di un gruppo di abbandonare un sistema politico, un partito o un'organizzazione a causa dell'insoddisfazione nei confronti delle politiche, delle prestazioni o delle decisioni adottate. Questa forma di protesta può essere motivata dalla mancanza di rappresentanza, di diritti, di opportunità o dall'incapacità del sistema politico di rispondere ai bisogni e alle aspettative delle persone, l'uscita come azione politica può svolgere un ruolo importante nel promuovere il cambiamento politico in due modi. In primo luogo, l'uscita può mettere in evidenza le carenze e le inefficienze di un sistema politico o di un'organizzazione, creando pressioni per il miglioramento o la riforma. L'abbandono di un partito politico o di un sistema politico può rappresentare un segnale di dissenso e può spingere i leader a prendere in considerazione le richieste dei cittadini.
In secondo luogo, l'uscita può creare una competizione politica e un'alternativa al sistema esistente. Quando le persone abbandonano un partito o un'organizzazione, possono cercare di formare o sostenere nuove forze politiche o movimenti che rappresentano meglio i loro interessi e le loro aspirazioni. Questo può contribuire a un'apertura del sistema politico e a una maggiore rappresentatività.
Tuttavia, Hirschman avverte che l'uscita come forma di azione politica può anche avere delle limitazioni. Ad esempio, l'uscita può essere difficile o costosa per alcune persone, soprattutto se non ci sono alternative attraenti o accessibili. Inoltre, l'uscita può portare a una frammentazione politica o a una perdita di coesione sociale.
Conclusioni
Hirschman un economista che, muovendosi su una linea-o meglio una pluralità di segmenti non troppo lineari-che da Marx, Pareto e Polanyi arrivano a Sen, ha dato contributi fondamentali alla teoria sociale[18]. Al centro dei suoi interessi sono state infatti le interazioni tra fattori politici e fattori economici, le modalità d'integrazione e di frizione tra processi economici e istituzioni e le tormentate vie del mutamento sociale. Dall'originario interesse per i problemi del commercio internazionale è passato a studiare i problemi del sottosviluppo per approdare infine a indagare potenzialità e ostacoli dell'innovazione e quelli che potremmo definire i paradossi del riformismo.
In "Uscita, voce e fedeltà" offre una prospettiva innovativa sui comportamenti dei consumatori e dei cittadini in situazioni di insoddisfazione o crisi. Hirschman discute delle diverse opzioni che le persone hanno quando si trovano di fronte a un prodotto, un servizio o un'organizzazione insoddisfacente: possono uscirne (exit), esprimere la loro voce (voice) o rimanere fedeli (loyalty). Questo libro è diventato un classico nello studio della teoria delle organizzazioni.
Cosa fanno, ad esempio, i cittadini di fronte al deterioramento dell'organizzazione politica dello Stato al quale appartengono? La risposta di Hirschman è che ciascuno di essi dispone di tre possibili modalità di reazione: andarsene ("exit"), protestare ("voice"), affermare la propria appartenenza ("loyalty") allo Stato, malgrado l'insoddisfazione procurata dalla sua azione.
L'exit, la defezione, è quindi la risposta dei cittadini insoddisfatti, a seguito della quale decidono di andarsene; ma se l'exit è il comportamento più probabile, voice, la protesta, è il comportamento più frequente ad opera dei cittadini insoddisfatti. Secondo Hirschman, la protesta, a differenza della defezione, corrisponde al tentativo di cambiare, invece che eludere lo stato insoddisfacente delle cose, sia sollecitando individualmente o collettivamente gli establishment ritenuti direttamente responsabili dell'insoddisfazione, sia appellandosi a un'autorità superiore con l'intento di imporre il cambiamento dei loro prevalenti comportamenti, sia, infine, invitando l'opinione pubblica a mobilitarsi.
La protesta serve a promuovere la riflessione su tutto ciò che non è più condivisibile nel funzionamento di una data realtà politica, ed è tanto più probabile quanto più difficile è l'exit (l'abbandono). Ciò significa che la facilità con la quale è possibile abbandonare un'organizzazione in crisi produce un "ridimensionamento" della protesta: i più insoddisfatti, quelli propensi ad elevare la loro voce se ne andrebbero se non esistessero ostacoli all'uscita; se, invece, questi ultimi sono molto elevati, gli insoddisfatti cercheranno forme alternative più praticabili per esercitare la protesta.
Di fronte al declino di un'organizzazione politica, la lealtà è quello meno attraente dei tre comportamenti alternativi. L'uscita è praticata in presenza di opportunità "convenienti"; la protesta richiede impegno, mentre la lealtà non esprime rottura, ma adesione silenziosa a quello che esiste, accettazione e tolleranza dei comportamenti degli establishment. Secondo Hirschman, la lealtà argina l'uscita e attiva la protesta, per cui la riluttanza a defezionare, nonostante il dissenso con l'organizzazione di cui si è parte, è il tratto caratteristico del comportamento lealista. La conclusione dell'analisi di Hirschman è che la lealtà sia condivisibile quando sono in gioco interessi collettivi (come, per esempio, la qualità delle scuole, ma anche le politiche che attengono alla giustizia sociale) e soprattutto quando ad essa sia possibile associare la protesta.
Hirschman ha posto un'attenzione particolare alla partecipazione dei cittadini nello sviluppo, sostenendo che il coinvolgimento delle persone e la loro "voce" sono essenziali per promuovere il cambiamento sociale ed economico, il dissenso e la critica costruttiva possono stimolare l'innovazione e migliorare le condizioni delle società.
[1] Cfr. F. Turco, Donne per l'Europa. Atti delle prime tre giornate per Ursula Hirschmann, 2011, pag. 200
[2] Nacque a Milano il 22 apr. 1909, nel 1931 era a Berlino dove conobbe Ursula Hirschmann, che sposerà alla fine del 1935. Nell'autunno del 1931, appunto a Berlino, incontrò Benedetto Croce con cui discorse di un ampio saggio che stava componendo. Colorni è stato un filosofo, politico e antifascista italiano.
[3] Cfr. Richard Swedberg, C. Locati (Traduttore) Economia e sociologia. Conversazioni con Becker, Coleman, Akerlof, White, Granovetter, Williamson, Arrow, Hirschman, Olson, Schelling e Smelser, Donzelli, 1990, pag. 154
[4] Cfr. M. Marra (a cura di), La ricerca socio-economica come scoperta: Albert Hirschman e Eugenio Colorni, Giannini Editore, Napoli 2013, pag. 22
[5] Cfr. G. Garofoli, I maestri dello sviluppo economico, Franco Angeli Edizioni, 2017, pag.16
[6] Cfr. L. Meldolesi, L'ultimo Hirschman e l'Europa, Rubbettino Editore 2015, pag. 120
[7] Cfr. G. Garofoli (a cura di), I maestri dello sviluppo economico, Franco Angeli 2017, pag. 18
[8] Cfr. Richard Swedberg, C. Locati, Economia e sociologia. Conversazioni con Becker, Coleman, Akerlof, White, Granovetter, Williamson, Arrow, Hirschman, Olson, Schelling e Smelser, Donzelli 1994, pag. 164
[9] Il Piano Marshall, ufficialmente noto come Piano di Ripresa Europea, è stato un programma di aiuti economici forniti dagli Stati Uniti all'Europa occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il piano prende il nome dal Segretario di Stato degli Stati Uniti, George C. Marshall, che presentò la proposta in un discorso del 1947 presso l'Università di Harvard. Il Piano Marshall aveva l'obiettivo di contribuire alla ricostruzione economica dell'Europa devastata dalla guerra, fornendo aiuti finanziari, tecnici e materiali. Gli aiuti dovevano essere usati per stimolare la produzione, ripristinare l'infrastruttura, favorire gli scambi commerciali e promuovere la stabilità politica. Il Piano Marshall è stato implementato tra il 1948 e il 1951, e ha giocato un ruolo fondamentale nella ripresa economica dell'Europa occidentale, aiutando a stabilizzare le economie nazionali e a rafforzare le alleanze tra gli Stati Uniti e i paesi beneficiari.
[10] Cfr. L. Meldolesi, L'ultimo Hirschman e l'Europa.Esercizi teorici sull'«auto-sovversione», Rubbettino Editore 2015
[11] Cfr. R. Swedberg - C. Locati, op. cit., pag. 168
[12] Cfr. R. Swedberg - C. Locati, op. cit., pag. 169
[13] Cfr. A. Ginzburg, L'attualità di un dissenziente: l'idea di sviluppo in Albert O. Hirschman, in Moneta e Credito, vol. 67 n. 266 (2014), pag. 205-226
[14] Cfr. Richard Swedberg - C. Locati, op. cit., pag. 171
[15] Cfr. Richard Swedberg - C. Locati, op. cit., pag. 170
[16] Cfr. L. Gallino e S. Zamagni discutono su «Lealtà, defezione e protesta; rimedi alla crisi delle imprese, dei partiti e dello Stato», di Albert O. Hirschman, in Stato e mercato, APRILE 1983, No. 7 , pp. 155-164, Il Mulino 1983
[17] Cfr. A. Hirschman, Lealtà, defezione, protesta. Rimedi alla crisi delle imprese, dei partiti e dello stato, Il Mulino 2017
[18] Cfr. P.P. Portinaro, Effetti perversi e astuzie del riformismo : Albert Hirschman dall'economia politica alla teoria sociale, in Annali della Fondazione Luigi Einaudi, p. 93